Piante ottantenni, parzialmente conservate dal 1946 e in parte rinnovate nel tentativo di dare nuova linfa al lavoro che fu di Tommasino Canale. Davide Rosso, all’inizio del 2011, sostituì infatti buona parte delle vigne oramai esauste con un reimpianto prudente e delicato: clonò la selezione massale delle viti originali e si accorse fin da subito del grande potenziale di quelle uve, dalle quali già oggi si ottiene un grande Nebbiolo. Vino già capace di fotografare, insieme al Barolo Vignarionda, la qualità eccelsa e il prestigio di questo cru dall’esposizione perfettamente rivolta a sud, dal terreno calcareo e dalle piante, siano esse vecchie che nuove, lavorate interamente a mano.
Un vigneto che non lascia spazio a compromessi: preferiamo contenere vendemmia e imbottigliamento a pochissimi esemplari, limitando le annate e rimandando un aumento di produzione al tempo debito, quando anche i giovani filari avranno raggiunto la maturità necessaria per la “promozione” A Barolo.
Fu l’atteggiamento pionieristico, misto a sacrificio e determinazione, a segnare le origini e dettare il futuro prestigioso di Vignarionda, nata per mano di Tommaso Canale e sua moglie Esterina. Per nulla abbienti e appassionati di vino, acquistarono alcuni dei più bei vigneti di Serralunga, tra i quali questo promettente Cru, in una sorta di antesignano ritorno alle radici.
Era il 1934 e nulla sembrava scalfire il coraggio della famiglia Canale, dalle tribolazioni economiche alla grandine, complice l’aiuto dei figli Aldo e Amelio. Poi vennero la guerra e la morte di Tommaso, in un quantomai simbolico 1945 che segnò la nuova sfida dei due fratelli: le viti che reimpiantarono nel 1946 sono ancora lì, lavorate dal nipote di Amelio.
Proprio la scomparsa di “nonno Amelio”, nel 1963, nonché la crisi della manodopera nelle campagne piemontesi in spopolamento, condussero a una scelta inevitabile: la rinuncia di Vignarionda, da parte delle sue eredi, la moglie Cristina Canale e la figlia Ester, in favore di Aldo.
Il testimone di quel sito eccezionale passò nel 1998 a Tommaso: dotato della stessa passione di suo nonno, il fondatore, manifestò fin da subito un legame unico con il nipote Davide Rosso, figlio della sorella Ester.
Nel dicembre 2010 Tommaso morì all'improvviso, lasciando un enorme vuoto in famiglia: una battuta di arresto che è anche l’inizio di un nuovo ciclo storico, o meglio di un cerchio destinato a ripercorrere se stesso, così come una vite torna a vivere quando la primavera prende il posto dell'inverno.
Il 23 aprile 2011 la proprietà dell'originario appezzamento di 0,85 ettari di Amelio è passata all'Azienda Agricola Giovanni Rosso, l'azienda vinicola fondata dal marito di Ester. Così, quarant'anni dopo essere stata costretta a vendere, Ester Canale è nuovamente proprietaria della “sua” Vignarionda”.
Ha ancora un lungo futuro il lavoro che Tommaso Canale apportò ai vigneti che furono di Aldo e Amelio, nonno di Davide Rosso: al momento della sua prematura scomparsa, alcune annate di Vignarionda dovevano ancora essere imbottigliate.
Oltre ad acquisire il vigneto di Vignarionda, Davide e sua madre, Ester Canale Rosso, hanno selezionato una piccola quantità di vino di Tommaso (le annate 2007, 2008 e 2009) con l'obiettivo di imbottigliarne una piccola parte, con una tiratura limitata a non più di 1.000 bottiglie l’anno, che verranno proposte con un design risalente all’acquisizione di Vignarionda primigenia, nel 1934 e l’etichetta utilizzata da nostro cugino. Un omaggio a uno dei più grandi personaggi di Serralunga, che contribuì a a fondare il Consorzio del Barolo.
La prima annata di Vignarionda prodotta da Davide all'Az. Agr. Giovanni Rosso - la 2011 - segna l’inizio di un nuovo capitolo della storia del vigneto e del legame di famiglia con esso. Per questo Ester e Davide hanno deciso di lanciarla come Future, in una tiratura limitata a 1.800 bottiglie e con la prospettiva che fu di Tommaso Canale e suo padre Aldo: le potranno acquistare solo i clienti privati.
Ed è con il sistema dei futures, quasi inedito nelle Langhe e assai diffuso in Bordeaux e Borgogna, che si è deciso di proseguire la vendita delle preziose annate di Vignarionda, garantendo il futuro di questo grande vigneto.
Un metodo che mette al centro il cliente, assicurandogli bottiglie che potrebbero non essere disponibili in futuro.
Qualsiasi vino invenduto a seguito dell'offerta Futures rimarrà nella cantina della famiglia Canale come scorta storica. Inoltre, Barolo Vignarionda Futures aiuterà a pagare il reimpianto e la manutenzione dei terreni e delle viti per il prossimo decennio o più prima che le giovani viti siano pronte a produrre Barolo Vignarionda.
È il lembo di terra che definisce il profilo settentrionale del comune di Serralunga d’Alba, con un’invidiabile esposizione a sud-est, ad ospitare il cru Cerretta, forse una delle Menzioni Geografiche Aggiuntive più caratterizzanti del Barolo DOCG. Con un suolo tipicamente argilloso e calcareo, conferito dalle marne di sant’Agata fossili, e i suoi 360 metri di altitudine, assicura al vino intensità persistente al palato e longevità alle annate.
La porzione di proprietà della Famiglia Rosso, in particolare, costituisce un naturale anfiteatro: una dolce conca che pare abbracciare il bosco sottostante Località Cerretta, andando a generare un microclima unico.
Parzialmente reimpiantato nel 1984 e poi nel 2000, questo vigneto è di proprietà dell’azienda agricola Giovanni Rosso dal 1920: 3,5 ettari vitati a guyot che potiamo manualmente, adattando diradamento e defogliazione in base alle peculiarità della vigna e al suo sviluppo, da una zona all’altra, per poi compiere l’ultima cimatura a metà agosto e concederle il suo spontaneo sviluppo, fino alla maturazione fenolica dell’uva.
Ne deriva un vino di corpo, avvolgente e setoso, forse il più “femminile” tra i Barolo di famiglia, deciso e tannico quanto floreale.
Un’eleganza e una profondità che si fanno emblema del Barolo nel mondo: questo il tratto del cru Vigneto Serra, prominente come la terra che lo ospita, una delle più elevate del comune di Serralunga.
A un'altitudine media di 370 metri sul livello del mare, distinguibile allo sguardo per il terreno calcareo, bianchissimo, il nostro ettaro di proprietà troneggia soleggiato sul territorio circostante.
Di proprietà della famiglia Rosso dal 1946 e sottoposto a reimpianti nel 1984, 1996 e, successivamente, nel 2003, Vigneto Serra richiede una costante sensibilità e una manifattura capillare nelle fasi di diradamento e defogliazione, che vanno bilanciate a seconda dell’annata e dell’altitudine variabile, là dove il sole batte tutto il giorno o la maggiore ombra suggerisce una potatura più decisa, per assicurare la struttura di primattore che il vino meriterà.
I vigneti dell’azienda agricola Giovanni Rosso sono prima di tutto il risultato di una selezione capillare, effettuata dalla nostra famiglia da quasi un secolo a questa parte, e di oculati reimpianti atti a rinnovare il vitigno adeguandolo alla natura del territorio. Se i nostri cru di Barolo sono preceduti dalla loro stessa fama, gli altri vigneti di proprietà adibiti a nebbiolo e barbera, nondimeno, presentano le caratteristiche ideali per farsi terroir di vini piemontesi unici: da “Broglio”, subito sotto il centro storico della nostra amata Serralunga d’Alba, sabbiosa e folta roccaforte esposta ad est, a “La Valle del Mondo” di Roddino, entrato in produzione solo nel 2012 e già culla di un distintivo Langhe Nebbiolo, grazie alle sue marne grigie di tufo di Langa.
Tra le nostre recenti acquisizioni anche Vigneto Meriame, a metà dell’omonima collina in Serralunga, storico cru calcareo dalle grandi promesse. Particolarissimo anche Vigneto Costa Bella, la cui esposizione, seppur superba, ci costrinse nel 1997 ad appendere fogli di giornale sui filari, per proteggere le uve dal sole di agosto. E ancora, a Serralunga, i bei vigneti Sorano e Lirano, rispettivamente coltivati a Barbera e Nebbiolo, fino al fresco e ventilato Vigneto Damiano, che con la sua terra minerale e calcarea pare scolpito dalla natura per rappresentare in maniera esemplare il vino Langhe Nebbiolo.
Forgiata da generazioni tra le colline delle Langhe, la famiglia Rosso ha deciso nel 2016 di intraprendere una nuova sfida, un progetto parallelo che non vuole contrapporsi alla produzione di grandi Barolo ma al contrario ribadire e potenziare quella che è da sempre una vocazione: realizzare vini che siano la perfetta copia del loro terroir.
Così abbiamo puntato in alto, e non solo in senso metaforico, guardando all’Etna e ai 750 metri di altitudine di un territorio tanto vocato ai vini rossi da aver reso grandi le cantine legate alla DOC che porta il suo nome.
Siamo a Solicchiata di Castiglione di Sicilia, sul versante nord-est del vulcano: qui, in un microclima unico al mondo, l’azienda Agricola Giovanni Rosso ha acquistato un unico esteso appezzamento di quattordici ettari, per ora solo parzialmente vitati con uve Carricante e Nerello Mascarese, alternate da piccole percentuali di altre varietà come da tradizione locale.
Sempre da metodologia autoctona, abbiamo optato per la coltivazione a guyot doppio capovolto e alberello bidimensionale. L’obiettivo, nei prossimi anni, è quello di ristrutturare il palmento antico all’ingresso della nostra tenuta, ai piedi del piccolo cratere spento di Contrada Montedolce, oltre ad impiantare nuove vigne cercando di esprimere ancor meglio il potenziale del suolo di sabbia lavica su cui abbiamo scommesso, imprimendogli l’eleganza che ci contraddistingue.
P.IVA 02563270046 VIA RODDINO 10/1 - 12050 SERRALUNGA D'ALBA (CN) - ITALY